Hate speech – “discorsi d’odio”

Hate Speech e la sua evoluzione sul web

L’hatespeech è un fenomeno molto diffuso online, tuttavia non esiste una definizione precisa di “discorso d’odio”. Tuttavia, secondo le Nazioni Unite, in generale per hate speech si intende l’ insieme di tutte le forme di espressione che incitano o giustificano

Quindi, con hate speech (discorso di incitamento all’odio) si fa riferimento ad un genere di parole e discorsi il cui unico scopo è quello di esprimere odio e intolleranza verso una persona o un gruppo.

L’avvento delle nuove tecnologie, del web e dei social network ha reso il tema di discorsi d’odio una tematica di estrema rilevanza, data la loro capacità di diffusione e di dialogo perenne tra le persone. E’ indiscutibile il fatto che la libertà di espressione sia il pilastro degli ordinamenti democratici. Tuttavia, anche il linguaggio espressivo può sfociare nell’offesa e nella violenza. E le conseguenze negative, con il web, diventano sempre più dannose.

Un po’ di storia

L’incitamento all’odio è sempre esistito, è qualcosa di implicito nella natura umana. La storia ci insegna che da sempre e ovunque ci sono stati gruppi e movimenti politici o religiosi i quali, attraverso l’individuazione di capri espiatori, hanno influenzato le masse e raccolto consenso.

Non a caso, il termine hate speech venne coniato negli anni ’20, periodo storico-sociale contraddistinto da una forte teorizzazione pseudoscientifica della superiorità razziale e dal trionfo politico di movimenti nazionalisti e razzisti.

Hate speech online: come è cambiato

Secondo sociologi e giuristi sarebbero quattro le differenze che contraddistinguono l’online speech da quello tradizionale:

  • la permanenza, ossia la potenzialità delle manifestazioni di odio online di rimanere attive nel tempo sotto formati diversi, di essere trasferite tra piattaforme differenti con la correlata possibilità di essere ininterrottamente allegate ad altri contenuti.
  • il ritorno imprevedibile, ossia che la rimozione di un contenuto dal web non equivale alla sua scomparsa. Infatti, lo stesso contenuto può riapparire in un altro luogo, in un altro tempo o, magari, proprio sulla stessa piattaforma ma con diversa forma o intestazione;
  • l’anonimato o l’utilizzo di pseudonimi e nomi falsi. Questa è probabilmente la differenza più importante. Infatti, essendo la rete un luogo dove (almeno di facciata) è possibile agire in anonimato, molti utenti si sentono maggiormente legittimati ad esprime odio: è spesso l’idea di agire senza il pericolo di essere identificati ad incoraggiare il fenomeno.
  • la transnazionalità, ovvero l’assenza di confini e la possibilità di diffusione capillare dei messaggi. Ciò alimenta notevolmente il fenomeno dell’hate speech e aggrava l’individuazione degli schemi legali per combatterlo.
hate speech online

Emerge che la libertà di manifestazione del pensiero deve rispettare altri diritti fondamentali della persona. L’unico limite esplicito è il rispetto della dignità umana ed il divieto di ogni forma di offesa. La libertà di manifestazione del pensiero non include, infatti, discorsi ostili e discriminatori. Siano essi online, o offline


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Photo by Mika Baumeister on Unsplash

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